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Tra i testi tibetani appartenenti alla serie dello Dzogchen Semde, si considera che quelli più antichi siano le prime cinque traduzioni di Vairochana, ovvero Rigpai Khujug, Tsalchen Trugpa, Khyungchen Dingwa, Dola Serzhün, Minubpai Gyaltsen (chiamato anche Dorje Sempa Namkha Che) più il Mejung. …
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Tra i testi tibetani appartenenti alla serie dello Dzogchen Semde, si considera che quelli più antichi siano le prime cinque traduzioni di Vairochana, ovvero Rigpai Khujug, Tsalchen Trugpa, Khyungchen Dingwa, Dola Serzhün, Minubpai Gyaltsen (chiamato anche Dorje Sempa Namkha Che) più il Mejung.
In tempi relativamente recenti, nel 1971, è stato scoperto un altro libro che contiene le istruzioni essenziali sul modo di applicare la pratica nel puro stile Dzogchen in accordo con i sei testi citati. L’autore di questo scritto non è noto, ma può essere attribuito a Nubchen Sangye Yeshe. In questo ritiro, Chögyal Namkhai Norbu spiega le istruzioni su come integrare e applicare la conoscenza del Changchubsen Gompa Dola Serzhün scritto da Mañjushrimitra:
“Per quanto riguarda tutti i fenomeni percettibili, nel testo si dice che di tutto quello che si manifesta nell’esistenza nulla nasce, nulla ha un inizio: tutto è così com’è. Questo significa che tutto è al di là del nyanyen. Nyanyen è il termine che indica la sofferenza che sorge nella dimensione temporale e nelle limitazioni. Anche se esistono infiniti tipi di fenomeni percettibili, quando si è nella propria vera natura tutti vengono integrati in quello stato. Per questo motivo nello Dzogchen si dice ‘chig she kun drol’: quando si scopre uno [la nostra natura originaria], si scopre tutto. Cos’è che dobbiamo scoprire? Il nostro vero stato, la nostra vera natura! Allora avremo scoperto tutto, perché quando si è in quello stato non esistono più distinzioni tra soggetto e oggetto, tra esterno e interno. Una volta scoperto quell’uno, si è scoperto tutto. Per esempio, se scoprite com’è il gusto dolce assaggiando un pezzetto di cioccolato, avrete scoperto definitivamente cos’è il sapore dolce.”