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Viene qui presentato il romanzo esoterico della grande esoterista Dion Fortune che è di fatto il “seguito” del suo romanzo esoterico La Sacerdotessa del Mare, avendo come protagonista femminile sempre Lilith Morgan Le Fay, ed essendo ambientato temporalmente dopo i fatti narrati in La Sacerdotessa del Mare; anche se può essere comun…
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Viene qui presentato il romanzo esoterico della grande esoterista Dion Fortune che è di fatto il “seguito” del suo romanzo esoterico La Sacerdotessa del Mare, avendo come protagonista femminile sempre Lilith Morgan Le Fay, ed essendo ambientato temporalmente dopo i fatti narrati in La Sacerdotessa del Mare; anche se può essere comunque letto indipendentemente da questo precedente romanzo.
In esso l’Autrice inserisce, come in tutti i suoi romanzi esoterici, numerosi insegnamenti occulti, che possono essere colti solo da chi è effettivamente pronto spiritualmente per riceverli.
In particolare, in questo romanzo l’Autrice parla della teoria e soprattutto della pratica della canalizzazione della Divinità con cui si Lavora, e la sua trasposizione su questo piano. Questa pratica è ciò che i moderni wiccan chiamano “tirare giù la Luna” (drawing down the Moon), e che si sforzano di praticare nei loro rituali di magia cerimoniale, anche se spesso i risultati sono nulli. Non tutti, infatti, si può essere Dion Fortune, o anche lontanamente al suo livello. E L’Autrice lo spiega eminentemente in questa sua opera.
Il testo è arricchito e reso più facilmente comprensibile dalle numerose note esplicative del Traduttore, in merito ai numerosi riferimenti fatti dall’Autrice inerenti la cultura e lo stile di vita anglosassone della sua epoca, e non immediatamente comprensibili dal Lettore italiano contemporaneo.
“E’ solo volgendosi all’interno che è possibile trovare il Percorso Interiore, e a coloro che sono destinati a quel percorso è impedito di volgersi all’esterno e trovare il loro posto nella vita.”
“Tutta la magia opera nell’immaginazione… al fine di sollevare fardelli penosi da portare in un mondo che ha dimenticato la santità di “Colei dalle grandi corna”.